I SOFISTI

 

I SOFISTI


Nel V secolo a.C. Atene diventa il centro culturale più importante in Grecia e il governo ha un nuovo indirizzo democratico, questo fa sì che anche la filosofia cambia :

- il popolo deve partecipare alla vita politica

- la filosofia sposta l’attenzione dalla natura all’uomo e alla società

- cambia anche il metodo filosofico : non più un solo maestro spirituale, ma la filosofia comunica con un vasto pubblico.

Entrano in crisi le certezze tradizionali (ideologie e religione politeista) e diventa più importante l’uomo.

La democrazia infatti riconosce ad ogni singolo individuo il diritto di partecipare alle decisioni collettive, tutti i cittadini hanno uguali diritti e doveri (esclusi però le donne, gli stranieri e gli schiavi).

Quindi il popolo può partecipare alla vita politica e la filosofia ha il compito di istruirlo.


Il movimento sofistico:

I sofisti diventano i primi insegnati a pagamento.

Nasce un nuovo concetto di virtù: non più la virtù guerriera, ma la virtù di saper vivere in società, di riuscire a dire le proprie idee, occorreva quindi avere una padronanza del linguaggio ampia e sicura.

Infatti i Sofisti avevano il compito di

-trasmettere un sapere finalizzato al successo politico e alla riuscita individuale.

-formare delle competenze retoriche e linguistiche utili per affrontare le nuove esigenze della vita democratica.

Il movimento sofistico è rappresentato da Protagora , Gorgia , Prodico e Ippia e Antifonte.

Protagora sostiene il relativismo culturale e morale:

le credenze, le leggi, i costumi e i valori non sono uguali per tutti e non c’è una verità assoluta, ma possiedono una validità relativa, cioè dipendono dal contesto storico-culturale in cui si sono formati. Quindi l’uomo è misura di tutte le cose.

Il fatto che non c’è verità assoluta non vuol dire che non si possa stabilire un criterio di giudizio comune. Questo criterio di verità è l’utile, inteso come ciò che si concorda essere il bene del singolo e della comunità.

E lo strumento per raggiungere il consenso della collettività è la parola. Con la parola si possono confrontare le varie posizioni, dialogare e raggiungere un punto di vista condiviso da tutti.

Per questo motivo i filosofi dovevano istruire i propri discepoli a saper convincere con parole chiare e semplici gli altri delle proprie idee.


Gorgia sostiene una forma di scetticismo metafisico:

Per Giorgia non è possibile avere una verità assoluta e oggettiva dell’essere perché:

l’essere non esiste, se anche esistesse non potremmo conoscerlo, se anche fosse conosciuto non potrebbe essere comunicato attraverso le parole, perché l’uomo non ha gli strumenti per conoscerlo e comunicarlo agli altri.

Quindi non esiste alcun criterio di verità oggettivo. Pertanto la parola ha potere assoluto, perché grazie alla parola si riesce a convincere gli altri delle proprie affermazioni.

Per Giorgia l’esistenza è una dimensione irrazionale e misteriosa in cui gli uomini non sono ne liberi ne responsabili, ma sono influenzati e conviti da forze misteriose: il fato, il caso, le passioni e la forza persuasiva delle parole.

Quindi Giorgia ha una visione nichilistica (niente) :

non esiste la possibilità di conoscere la realtà in modo oggettivo e universale

e neppure la possibilità di conoscenze condivisibili all’interno di una società (Protagora)

l’unica possibilità è la parola, la sua capacità di conquistare il consenso degli ascoltatori.


Prodico studia l’origine del linguaggio e sviluppa l’arte dei sinonimi.

Ippia e Antifonte stabiliscono una contrapposizione tra legge naturale e legge positiva:

in base alla legge della natura gli esseri umani sono tutti uguali , sono invece le leggi e la società che mettono in atto discriminazione e ineguaglianze.

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